Cuccette per signora

Cuccette

 

Cuccette per signora,di Anita Nair, 2001

Trad. it., Neri Pozza, 2002; Guanda 2012.

 

Uscito nel 2001, questo coinvolgente romanzo dell’indiana Anita Nair è uno spaccato sulla condizione femminile nell’India di oggi con tutte le sue contraddizioni, stretta com’è tra la tradizione e l’assedio della modernità, con una religiosità introiettata da secoli e la voglia di scrollarsi di dosso modelli ormai troppo imbarazzanti e spesso insopportabili.

Nella stazione ferroviaria di Bangalore, sei donne si sistemano in altrettante cuccette per signora alla volta di un lungo viaggio notturno dalla predetta stazione fino ad una meta non meglio definita. 
Akhila, single quarantacinquenne da sempre confinata nel ruolo di figlia, sorella, zia, è a un passo dal realizzare il suo grande sogno: salire su un treno gloriosamente sola e partire verso una meta lontana, il paesino in riva al mare di Kanyakumari. Con le cinque donne del suo scompartimento - Janaki, moglie viziata e madre confusa; Margaret Shanti, insegnante di chimica sposata con un insensibile tiranno; Prabha Devi, la perfetta donna di casa; Sheela, quattordici anni e la capacità di capire ciò che le altre non possono; Marikolanthu, la cui innocenza è stata distrutta da una notte di lussuria - si crea subito una profonda intimità. Nelle confidenze sussurrate durante la lunga notte Akhila, che sembra reggere su di sé tutti i nodi della narrazione, cerca una risposta alle domande che la turbano da quando era bambina, gli stessi dilemmi che caratterizzano il viaggio intrapreso da ogni donna nella vita.
Nella confidenza che nasce al buio di un non luogo, quello dello scompartimento ferroviario, si dipanano i racconti delle protagoniste che hanno età e storie diverse, ma sono tutte accomunate da una decisa volontà di trasgredire il ruolo assegnato loro da una società in cui tutto è radicalmente mutato, eccetto la condizione femminile. La casta brahmina a cui appartengono le sei signore è tassativa riguardo alle usanze, al modo di vestire, alla sessualità, ai limiti imposti al comportamento sociale: chi trasgredisce le regole è destinata all’emarginazione, alla miseria, spesso costretta al suicidio.
Lo spazio delle cuccette destinate alle sole donne sembra, allora, divenire la metafora di un rifugio per il sesso femminile alla ricerca di una collocazione sociale in una società dove le donne sole/vedove/zitelle sono sinonimo di abbandono, emarginazione, infelicità.
La Nair riempie sapientemente le pagine del libro con un pizzico di esotismo (manicaretti, cibi raffinati, sari intessuti di fili d’oro, braccialetti che tintinnano intorno alle caviglie), raccontandoci la dolcezza, la sensualità, la forza del subcontinente. Allo stesso tempo, documenta i lavori snervanti, la follia, la miseria, la mancanza di libertà, la violenza domestica e ogni genere di difficoltà che attanagliano uomini e donne della “più grande democrazia del mondo” (l’India, con i suoi 714 milioni di elettori alle politiche del 2009).

 
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