Calcio e TV

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Calcio e TV

La riflessione pedagogica sul ruolo dei media nello sviluppo cognitivo-strutturale e affettivo-emozionale dei soggetti in formazione è riconducibile prevalentemente a due macro-aree: da un lato la linea di intervento che considera il teleschermo uno strumento utile ad accrescere lo sviluppo critico degli individui, dall'altro, la consapevolezza di un dispositivo autoreferenziale, portavoce di interessi privati che ne stravolgono il ruolo di congegno pubblico finalizzato al progresso della comunità civile.

 

Una possibile soluzione a questo dissidio è una prospettiva critica e femminista, nella quale l'utilizzo del supporto audiovisivo nella scuola - luogo di socializzazione caratterizzato da un forte coinvolgimento emotivo - sia subordinato alla valorizzazione della relazione, dello scambio e della comunicazione. In tale direzione, il volume indaga il ruolo degli stereotipi di genere nella televisione italiana, a partire da una riflessione sulla nozione di maschilità nelle trasmissioni calcistiche. Qui la spettacolarizzazione del corpo maschile è sintomatica di una virilità sinonimo di concorrenza, di competitività e di conformismo, identificabile nei cliché della coppia calciatore-velina, o in quello dell'allenatore, personaggio paterno protettivo e dominante, dotato di autoritarismo e finanche di quel nazionalismo ormai fortemente in crisi soprattutto tra le nuove generazioni.
Alcuni esempi di calciatori, allenatori e veline - José Mourinho, Francesco Totti e Ilary Blasi - uniti all'analisi di alcune trasmissioni calcistiche in onda sulle reti nazionali e locali aiutano a proporre percorsi concreti di intervento, nei quali la pedagogia della differenza implica una riflessione sul ruolo femminile nei processi educativi, ovvero l'inserimento della differenza sessuale nella relazione formativa. Il testo offre anche il resoconto di un'esperienza di ricerca-azione partecipativa svolta con due gruppi di licealii napoletani, protagonisti di un percorso riflessivo volto a contrastare la fruizione individualistica del mezzo audiovisivo.
Strumento imprescindibile per la partecipazione attiva dei giovani coinvolti nella ricerca è il metodo narrativo, in grado di delineare non solo le modalità di legittimazione degli stereotipi di genere, ma anche possibili profili alternativi riconducibili all'esperienza degli studenti e delle studentesse, promuovendo nuove strategie educative fondate sul connubio tra pensiero critico ed esercizio della cittadinanza attiva.

Valeria Napolitano, dottore di ricerca in Studi di genere presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Napoli "Federico II", si occupa di formazione con i media in contesti formali e di questioni relative alle rappresentazioni di genere nei nuovi media. Tra le sue pubblicazioni: Il cineforum come strumento di formazione nella scuola di oggi (2012), Narrare la democrazia a scuola. Black block e Diaz. Don't clean up this blood (2012), "Essere donne": il cinema di Cecilia Mangini come dispositivo formative per l'acquisizione dei diritti di cittadinanza delle lavoratrici italiane (2012).

 
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